Ogni volta che richiamo alla memoria il nome di John Burdon Sanderson Haldane non posso evitare almeno un accenno di sorriso al pensiero di ciò che di Haldane scrisse il più prestigioso dei suoi allievi, John Maynard Smith: «Mi imbattei per la prima volta nei saggi di Haldane quando, studente a Eton, scoprii che era la persona più odiata dai miei insegnanti. Pensando che uno così odiato non doveva essere affatto male, andai a cercare i suoi libri nella biblioteca della scuola…».
Haldane era in effetti un tipo sui generis, una figura di scienziato rigoroso dal carattere esuberante e per nulla incline ai compromessi. Aggiungiamo capacità intellettuali di prim’ordine, egocentrica tendenza a primeggiare in ogni attività intrapresa, innata irriverenza per le consuetudini: si comprende facilmente quale potesse essere la considerazione che un individuo del genere riscuoteva nell’ambiente compunto e perbenista del più prestigioso college inglese negli anni del secondo dopoguerra.
Haldane nacque nel 1892 a Oxford da una famiglia di intellettuali aristocratici scozzesi. Suo padre, John Scott Haldane, era professore di fisiologia presso l’Università di Oxford. Haldane padre era uno scienziato di grande caratura: un’autorità internazionale nello studio della respirazione, inventò la maschera antigas durante la prima guerra mondiale e predispose le prime tabelle di decompressione per le immersioni subacquee. Il giovane Haldane fu avviato molto precocemente alla ricerca scientifica, poiché suo padre preferiva condurre gli esperimenti su soggetti umani, capaci di riferire con precisione sui fenomeni studiati, piuttosto che su cavie animali terrorizzate. John Scott Haldane usava se stesso come cavia, ma a volte ricorreva al figlio. John Burdon Sanderson Haldane ricorda che, all’età di otto anni, il padre gli chiese di recitare un brano di Shakespeare in fondo al pozzo di una miniera per dimostrare gli effetti dei gas che si liberavano in quell’ambiente. Quando il bambino, dopo avere fatto ogni sforzo per portare a termine la recitazione del brano, cadde al suolo annaspando in anossia, scoprì che in basso poteva respirare, segno che i gas asfissianti erano più leggeri dell’aria.
Studente brillantissimo, Haldane coltivò lo studio delle lingue classiche e moderne, che però abbandonò in favore dalla matematica, della chimica, della fisica, della storia e dalla biologia. Universitario a Oxford, si specializzò in matematica e in zoologia, ma nel 1914, prima di arrivare a laurearsi, fu chiamato in guerra. Arruolato nel reggimento Scottish Black Watch, Haldane partecipò a numerose azioni belliche in Europa e in Medio Oriente, in particolare a sabotaggi dietro le linee nemiche (oggi diremmo che era un ufficiale dei commando). In seguito il suo comandante lo avrebbe definito, non senza un ombra di rispettoso timore, «il più coraggioso e il più sanguinario dei miei ufficiali».
Al termine della guerra tornò a Oxford, dove fu associato al New College e iniziò a insegnare fisiologia. Nel 1922 gli fu offerto un insegnamento di biochimica a Cambridge, dove Haldane si trasferì e iniziò un pioneristico studio sugli enzimi, contribuendo a dimostrare che le reazioni enzimatiche seguono le leggi della termodinamica.
Il contributo scientifco più importante di Haldane riguarda però le teorie evolutive e la genetica di popolazione. Insieme a Fisher, Mayr, Wright e Dobzansky, Haldane è indicato come uno dei fondatori della teoria sintetica dell’evoluzione, la teoria neo-darwinista che fornì un impulso eccezionale alla ricerca biologica in tutto il resto del Novecento.
Haldane non era un individuo comune, non tanto per la stazza fisica rilevante, quanto per i suoi comportamenti che definire stravaganti sarebbe una prudente sottovalutazione. In un ambiente formale e sussiegoso come quello della più aristocratica università inglese della prima metà del Novecento, Haldane non aveva remore a difendere le proprie posizioni con irriverenza, caparbietà e spiccata tendenza a ridicolizzare chi gli si opponeva. Il tutto senza risparmiarsi atteggiamenti al limite dell’aggressione fisica e il ricorso a un linguaggio scurrile.
Nel riservato mondo accademico inglese della prima metà del Novecento, una certa qual stravaganza era ammessa nel comportamento dell’uomo di scienza, ma Haldane andò oltre quanto la comunità di Cambridge potesse solo concepire. Ad esempio, fece la scelta ideologica più lontana possibile dalle tradizioni aristocratiche della sua famiglia e studiò a fondo i testi di Marx ed Engels, divenne marxista e si iscrisse al Partito Comunista Britannico, nel quale ricoprì un ruolo di primo piano fino agli anni Cinquanta.
Haldane doveva avere in ben poca simpatia le rituali formalità, i convenevoli complimentosi e la sostanziale ipocrisia che questi comportamenti celavano. Il suo carattere lo portò in più occasioni e esporsi in compiaciute manifestazioni del suo spirito ribelle e irriverente. Intorno al 1925 conobbe una disinvolta scrittrice americana, se ne innamorò ricambiato e decise di sposarla. Poiché, per un noioso contrattempo, la signora in questione era già sposata, Haldane pianificò con cura un pubblico atto di adulterio per provocarne il divorzio. Dopo avere premurosamente informato il vice-cancelliere dell’Università di Cambridge delle proprie intenzioni, Haldane si recò con la sua compagna in albergo. Il detective stipendiato dal di lei marito per spiare la coppia fu invitato da Haldane a seguirli e già che c’era, a dare una mano portando le valigie. Seguì una causa giudiziaria che si concluse rapidamente con il divorzio della signora (e con la condanna di Haldane a pagare una multa di 1.000 sterline).
La reazione dei probiviri dell’Università, cui spettava il compito di allontanare da Cambridge qualsiasi docente «grossolanamente o abitualmente immorale» non si lasciò attendere e Haldane fu espulso. Era costume che l’espulso tenesse un contrito e rispettoso riserbo sulla vergogna che lo aveva fatto allontanare. Haldane rivendicò invece in modo puntiglioso il principio che merito accademico e vita privata dovessero essere tenuti ben separati. Trovò il sostegno dei docenti progressisti di Cambridge, giocò sul terrore che il corpo accademico aveva che l’episodio suscitasse clamore giornalistico e finì con il vincere la propria battaglia. Haldane fu riammesso nel corpo accademico di Cambridge, che da quel giorno diminuì la propria attitudine all’invadenza nella vita privata dei docenti.
Haldane non rinunciò mai allo stile di vita provocatorio e insofferente delle convenzioni. È noto l’episodio in cui si trovò a introdurre la conferenza di un eminente scienziato americano, invitato a Cambridge. La presentazione di Haldane fu un resoconto estremante dettagliato dal punto di vista scientifico di come la moglie del collega avesse tentato di sedurlo.
Haldane raffreddò i propri rapporti con il Partito Comunista Britannico a seguito degli sviluppi che in Unione Sovietica aveva avuto il contrasto tra l’agronomo Lysenko, sostenitore di un modellamento diretto dei caratteri degli individui da parte dell’ambiente, e i genetisti colleghi di Haldane. Agli inizi degli anni Cinquanta, Lysenko, la cui visione dei fenomeni ereditari era considerata dal regime sovietico più confacente all’ideologia del materialismo storico, prese definitavamente il sopravvento e la nascente scienza della genetica molecolare fu spazzata via dal palcoscenico della ricerca russa. Questa imposizione ideologica all’orientamento della ricerca scientifica era troppo anche per Haldane, che mantenne le proprie convinzioni marxiste, ma perse molta fiducia nel marxismo sovietico.
Nel 1956 si verificò una crisi internazionale per il controllo del Canale di Suez. Regno Unito, Francia e Israele occuparono militarmente la zona del canale, salvo poi ritirarsi, su pressione degli Stati Uniti che volevano evitare un pericoloso allargamento del conflitto, allorché l’Unione Sovietica minacciò di intervenire in armi a fianco dell’Egitto. Haldane giudicò l’intervento del proprio Paese un atto di prepotenza coloniale e l’anno successivo abbandonò l’Inghilterra e si trasferì in India.
Haldane era attratto dall’India per il clima e per il fascino che sul suo animo di studioso esercitavano la fauna e la flora di quel Paese; ma una componente non trascurabile della sua decisione fu anche una sorta di espiazione delle colpe di cui il colonialismo inglese si era macchiato, inserita in una speranza non taciuta che alcune deboli istanze socialiste presenti nella politica indiana potessero ulteriormente svilupparsi.
Haldane divenne cittadino indiano, collaborò con l’Ufficio Statistico Indiano e successivamente fondò un laboratorio di genetica e biometria nello stato di Orissa.
Haldane morì nel 1964, senza mancare di mostrare anche in quell’ocassione l’irriverenza e lo spirito arguto che caratterizzarono la sua vita. Affetto da un incurabile carcinoma rettale, scrisse un poema comico sulla sua malattia.